Nell’anniversario dello storico incontro di informazione ufologica tenutosi presso il Parlamento Europeo il 20 marzo 2024, e in collaborazione con le altre organizzazioni ufologiche di 13 diversi paesi europei, ospitiamo questo editoriale a firma di Charles-Maxence Layet, a lungo assistente europarlamentare e già responsabile della sezione politica dell’iniziativa internazionale UAP Check. E’ appena il caso di precisare che le opinioni espresse sono quelle dell’autore e in alcuni punti possono non coincidere con quelle della nostra associazione.
– – –
Da Washington a Parigi, da Berlino a Londra, dagli impianti nucleari alle nostre basi militari, il cielo europeo è diventato un teatro di operazioni non identificate? Le audizioni parlamentari negli Stati Uniti sugli UAP nel 2023 e 2024, unite alle recenti incursioni di “droni” su siti sensibili in Europa, suonano come un chiaro avvertimento che l’autonomia strategica dell’Europa non può più ignorare questi fenomeni. L’Unione Europea deve stabilire un quadro più forte per la cooperazione nella raccolta, analisi e condivisione di informazioni sugli UAP, al fine di garantire la nostra sicurezza e sovranità.
L’autonomia strategica europea è diventata un «leitmotiv» a Bruxelles e nelle capitali di tutto il continente. Che si tratti di difesa, tecnologia o spazio, l’Unione Europea afferma di voler controllare il proprio destino e non dipendere più esclusivamente da potenze esterne. Tuttavia un ambito emergente continua a essere ampiamente trascurato in questa ricerca di autonomia: quello dei fenomeni aerospaziali non identificati (UAP). A lungo deriso o relegato ai margini, questo argomento ora si distingue come una questione di sicurezza e sovranità scientifica che nessuna potenza seria può più permettersi di ignorare.
A partire dal 2021 gli Stati Uniti hanno pubblicato un rapporto ufficiale annuale, affermando l’esistenza di diverse decine e poi centinaia di UAP e sottolineando i rischi reali che questi fenomeni aerospaziali inspiegabili rappresentano per la sicurezza nazionale e la sicurezza aerea («Valutazione preliminare: fenomeni aerei non identificati», Office of the Director of National Intelligence, 25 giugno 2021). Come riassunto dal senatore statunitense Marco Rubio, ora Segretario di Stato del presidente Trump, “Ci sono cose che volano nel nostro spazio aereo: non sappiamo chi siano e non sono nostre. Quindi dovremmo sapere chi sono, soprattutto se si tratta di un avversario che ha fatto un balzo tecnologico” («Politico», 23 giugno 2021). In questo contesto, l’Europa non può rimanere inattiva. Per rafforzare la vera autonomia strategica, l’UE deve impegnarsi seriamente, in modo trasparente e proattivo sulla questione degli UAP.
Cosa sono gli UAP e perché sono importanti?
“Più impariamo sugli UAP, meno li comprendiamo”, ha affermato l’ex senatore Harry Reid nel 2021. Questo ex leader della maggioranza del Senato ha avviato, insieme ad altri due senatori ed ex ufficiali militari, un programma di ricerca sugli UAP classificato come AAWSAP («Advanced Aerospace Weapon Systems Applications Program»), lanciato nel 2007 e finanziato dal Congresso con 22 milioni di dollari di fondi segreti. Da dicembre 2017, questo programma, unito al progetto AATIP del Pentagono («Advanced Aerospace Threat Identification Program»), ha fatto notizia in tutto il mondo.
Che gli UAP derivino da un balzo tecnologico compiuto da avversari geopolitici, fenomeni naturali che distorcono le percezioni visive, visitatori provenienti da un’altra dimensione o tecnologia di un altro mondo, attualmente comprendono qualsiasi oggetto o fenomeno aerospaziale osservato nel cielo (o nello spazio) che non può essere immediatamente identificato. Contrariamente a quanto si possa credere, non si tratta solo di storie fantasiose: nel corso dei decenni, numerosi astronauti, piloti civili e militari, controllori del traffico aereo e sensori radar hanno documentato molti fenomeni che sfidano una spiegazione convenzionale. Alcune di queste osservazioni hanno quasi portato a collisioni evitate per poco, creando un vero problema di sicurezza aerea. Altre sollevano questioni geo-strategiche: gli UAP potrebbero essere collegati a tecnologie straniere sconosciute o addirittura ad attività di sorveglianza illecite?
La NATO e la UE hanno recentemente affrontato incursioni aeree inaspettate. Dal 2014, più di cento sorvoli di centrali e siti nucleari in Francia da parte di droni non identificati hanno evidenziato la vulnerabilità della nostra infrastruttura critica a oggetti aerei sconosciuti. Ci sono state audizioni presso il Senato ma non si è arrivati a determinare chi ci fosse dietro a quei droni e quali intenzioni avessero. Più di recente, alla fine del 2024 sono stati segnalati “sciami di droni” sopra basi militari e aree urbane in Europa e Nord America («The Guardian», 13 dicembre 2024). Anche in questi casi le autorità non sono riuscite ai spiegare la natura e l’origine di questi “sciami di droni”. Questi incidenti dimostrano che il confine tra gli UAP e le minacce convenzionali (come i droni ostili) è sfumato: in entrambi i casi, si tratta di oggetti di origine incerta, non immediatamente identificati, potenzialmente pericolosi e che richiedono una risposta coordinata da parte delle autorità.
Ignorare gli UAP comporterebbe quindi dei costi. Da un lato, lascerebbe i piloti e gli operatori delle infrastrutture critiche impreparati a eventi aerei enigmatici. Dall’altro, creerebbe una lacuna nel nostro sistema di sicurezza complessivo: un “punto cieco” che gli attori malintenzionati potrebbero sfruttare. Consentire a fenomeni inspiegabili di moltiplicarsi senza un quadro analitico invita a potenziali sorprese strategiche. Al contrario, un serio impegno su questo argomento offre anche un’opportunità di progresso scientifico e tecnologico, stimolando la ricerca in campi all’avanguardia (sensori, intelligenza artificiale per l’analisi delle immagini, astrofisica, ecc.).
L’Europa è indietro in un dominio strategico
Mentre i nostri alleati stanno facendo progressi, l’Unione Europea è notevolmente indietro sulla questione UAP. Negli Stati Uniti, oltre al rapporto sopra menzionato, il Pentagono ha creato un ufficio specializzato nel 2022 (AARO, «All-domain Anomaly Resolution Office») responsabile della raccolta e dell’analisi delle segnalazioni UFO da parte di militari e piloti; persino la NASA nel 2023 ha lanciato uno studio indipendente sugli UAP. Anche Canada, Australia e Giappone, dove è stato formato un gruppo di lavoro parlamentare interpartitico nel giugno 2024, stanno iniziando a strutturare la raccolta dati e la ricerca su questi fenomeni, in collaborazione con gli Stati Uniti.
In Europa, solo la Francia ha da molti anni un organismo ufficiale dedicato (il GEIPAN del CNES, che raccoglie testimonianze e conduce indagini scientifiche sugli UAP segnalati). Altrove, sono state principalmente le organizzazioni civili volontarie che hanno raccolto segnalazioni di osservazione, senza alcun supporto istituzionale o coordinamento internazionale. Tuttavia, alcune recenti iniziative mostrano dei progressi degni di nota: nei Paesi Bassi, il Dutch Safety Board (OVV) comincia ad accettare i rapporti dei piloti sugli UAP, consapevole che qualsiasi cosa attraversi lo spazio aereo può compromettere la sicurezza («UAP Coalition Netherlands»). E al Parlamento Europeo, a marzo 2024, si è svolto un primo storico incontro sugli UAP, su iniziativa di un eurodeputato visionario, con l’obiettivo di eliminare i pregiudizi da questo argomento, tabù di lunga data all’interno delle istituzioni.
Nonostante questi sviluppi, non esiste ancora una politica armonizzata a livello UE sugli UAP. L’Agenzia dell’Unione Europea per la sicurezza aerea (EASA) non ha un protocollo specifico per la segnalazione di eventi aerei anomali. Il futuro «European Air Safety Data Space» non include esplicitamente gli UAP nel suo ambito. E mentre la Commissione Europea sta preparando una nuova legislazione sulle attività spaziali per il 2024, non vi è alcuna menzione degli UAP in tale quadro (UAP Check). Di conseguenza, l’UE rischia di essere esclusa da una tendenza geopolitica globale che è tuttavia cruciale, dipendendo invece dalle informazioni provenienti da Washington o altrove, contraddicendo la sua aspirazione all’autonomia strategica.
Integrazione degli UAP nella strategia spaziale europea per la sicurezza e la difesa
L’inattività e l’inerzia non sono più un’opzione. È tempo di integrare pienamente le questioni relative agli UAP nelle politiche europee in materia di sicurezza, difesa e spazio, in linea con i recenti annunci dell’UE sulla legislazione spaziale (Discorso del Commissario Kubilius alla Conferenza spaziale europea, 28 gennaio 2025) e sugli sforzi di riarmo (Euractiv, 5 March 2025). Bruxelles ha espresso la sua intenzione di rafforzare la resilienza delle sue risorse spaziali e di colmare le lacune di capacità di fronte a nuove minacce («Strategia spaziale dell’UE per la sicurezza e la difesa», Commissione europea). La prima strategia spaziale per la sicurezza e la difesa, presentata nel 2023, sottolinea che lo spazio è un dominio competitivo in cui l’Europa deve proteggere i propri interessi e rafforzare la propria autonomia («L’Union européenne se dote d’une stratégie spatiale pour la défense»). Includere gli UAP in questa equazione sarebbe un logico passo successivo, affrontando un punto cieco nella visione strategica dell’Europa. Come ha avvertito un esperto, ad esempio, chiudere un occhio sugli UAP equivale a “ignorare il potenziale impatto degli UAP, e potrebbe lasciare un punto cieco, critico nella nostra strategia di difesa energetica”. (Notizie – UAP Coalition Netherlands).
Concretamente, a livello UE possono essere intraprese immediatamente diverse azioni:
Istituire un meccanismo europeo per la raccolta e l’analisi dei dati: creare un centro europeo (o una rete) dedicato a raccogliere segnalazioni UAP dall’aviazione civile e militare degli Stati membri, nonché dai servizi meteorologici e spaziali, e a condurre analisi scientifiche. Un tale processo di condivisione delle informazioni incoraggerebbe la segnalazione senza timori di pregiudizi e consentirebbe un’identificazione più precisa dei fenomeni, che essi siano di origine artificiale o naturale.
Integrare gli UAP nelle normative e nei programmi esistenti: adattare le normative europee sulla sicurezza aerea per includere esplicitamente la segnalazione degli UAP da parte dei piloti e del controllo del traffico aereo (seguendo il modello di alcune direttive già in vigore nel Regno Unito o negli Stati Uniti). Analogamente, incorporare il monitoraggio di oggetti aerei non identificati nelle missioni del futuro Centro Europeo di Sorveglianza e Tracciamento dello Spazio (SSA/SST) per proteggere meglio i satelliti e le infrastrutture critiche da qualsiasi oggetto erratico o intrusivo
Finanziare la ricerca e l’innovazione: stanziare risorse tramite il programma «Horizon Europe» o il Fondo europeo per la difesa per uno studio multidisciplinare sugli UAP. Ciò significherebbe sostenere progetti che coinvolgono astrofisici, ingegneri aeronautici, meteorologi, psicologi (per l’analisi delle testimonianze) e specialisti della difesa. Una migliore comprensione di questi fenomeni contribuirà sia alla sicurezza (distinguendo le minacce reali dalle anomalie innocue) sia all’avanzamento della conoscenza scientifica.
Incrementare la cooperazione internazionale: porre la questione degli UAP all’ordine del giorno dei dialoghi transatlantici e della cooperazione spaziale internazionale. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno accumulato una notevole esperienza e dati sull’argomento; l’Unione Europea e i suoi membri trarrebbero vantaggio dallo scambio con loro su un piano di parità, fornendo al contempo i propri contributi dal territorio europeo. Ciò rafforzerebbe l’autonomia strategica dell’Europa e rafforzerebbe la sua leadership in nuovi campi geo-strategici. Allo stesso modo, incoraggiare la condivisione di informazioni su fenomeni aerei inspiegabili tra alleati (NATO, ONU) rafforzerebbe la sicurezza collettiva di fronte a rischi intrinsecamente transfrontalieri.
Queste misure riflettono in parte le raccomandazioni avanzate dalle organizzazioni della società civile europea incentrate sugli UAP. Quindici associazioni di dieci paesi dell’UE, alla fine del 2024, hanno lanciato un appello senza precedenti affinché l’Unione Europea affrontasse urgentemente la questione UAP («UAP Check», 25 novembre 2024). In quell’appello hanno specificamente richiesto le misure sopra descritte: l’istituzione di un processo europeo per la raccolta e l’analisi dei dati, l’integrazione degli UAP nelle normative, il finanziamento della ricerca e il rafforzamento della cooperazione internazionale («UAP a livello UE – una proposta d’azione», 24 ottobre 2024). Le istituzioni europee devono prestare attenzione a questo messaggio di base e trarne ispirazione.
È tempo di agire e rafforzare la cooperazione europea
Alla luce degli attuali sconvolgimenti geopolitici, l’autonomia strategica europea sarà raggiunta solo se l’Unione sarà in grado di anticipare e affrontare tutte le questioni di sicurezza, comprese quelle che esulano dai quadri convenzionali. I fenomeni aerei non identificati non sono più fantascienza, ma una realtà osservata che sfida la nostra capacità di comprendere e proteggere i nostri cieli. Di fronte a questo fatto, l’inattività sarebbe la peggiore risposta possibile.
L’Unione Europea ha tutte le risorse di cui ha bisogno per diventare leader globale in un approccio responsabile e scientifico sugli UAP: potrebbero essere coinvolte industrie aerospaziali all’avanguardia, ricercatori rinomati, una vasta esperienza di cooperazione multinazionale, agenzie ed enti come ESA, EASA ed Eurocontrol. Ciò di cui c’è bisogno ora è una chiara volontà politica per coordinare queste risorse e colmare il divario esistente.
In un momento in cui l’UE sta annunciando la sua intenzione di espandere le sue ambizioni in difesa e spazio, è il tempo ideale per lanciare un’iniziativa europea sugli UAP. Dotare l’Europa di una strategia e dei mezzi per studiare e gestire questi fenomeni contribuirà alla sicurezza dei suoi cittadini, all’indipendenza della nostra capacità di valutare i rischi e al progresso della conoscenza. La sovranità, la sicurezza e la credibilità scientifica dell’Europa sono in gioco.
Niente più scuse: è il momento di agire.
_ _ _
Questo articolo è pubblicato contemporaneamente in 13 lingue diverse e in 14 nazioni
Copyright: UAP Check
http://www.uapcheck.com
[Revisione della traduzione: Piero Zanaboni – Immagine in alto: Pasquale Russo]
– – –
[*] Charles-Maxence Layet è uno scrittore e giornalista scientifico specializzato in nuove tecnologie energetiche e cosmo elettromagnetico. Ex assistente parlamentare europeo dal 2009 al 2024, è stato caporedattore ed editore di “Orbs Special Contact”, un libro dedicato agli UFO e all’ipotesi extraterrestre. Il suo viaggio si concentra principalmente sulle dimensioni umane, mediatiche, sociali e politiche del fenomeno UAP. È anche membro delle organizzazioni francesi SCEAU, CARE e CIPO e ha diretto la sezione politica di UAP Check. Il suo libro «La primavera degli UFO» (First, 2025) è uscito a marzo 2025.